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L’ arte cita se stessa
12 Gennaio 2017

L’Amorino dormiente di Caravaggio: quando l’opera d’arte diventa simbolo di prestigio
Oggi sveliamo un curioso aneddoto che riguarda la circolarità dell’arte, di cui Firenze offre tante testimonianze. Vi racconteremo della relazione tra l’insolito e celebre Amorino dormiente del Caravaggio e la decorazione ad affresco di uno dei più particolari palazzi storici della città, il palazzo dell’Antella in Piazza Santa Croce.
Pochi sanno infatti che sulla facciata del variopinto palazzo si nasconde, tra le varie decorazioni affrescate da Giovanni da San Giovanni e i suoi collaboratori, comprendenti allegorie, virtù e rabeschi vegetali, un omaggio a Caravaggio, appunto l’Amorino dormiente, opera del grande artista oggi conservata nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti. Per l’esattezza la curiosa citazione si trova nel quarto riquadro da sinistra.
Ma in che modo e per quali vicende l’Amorino dormiente entrò in rapporto con uno dei rari esempi superstiti a Firenze di facciata monumentale decorata ad affresco?
Ecco la storia.
Il dipinto fu commissionato a Caravaggio da Francesco dell’Antella,
aristocratico ai servigi del granduca Cosimo II. Questa originale e desueta
versione di Cupido addormentato, fu portata a Firenze nel 1609 da Niccolò
dell’Antella, fratello di Francesco e,
come di consuetudine per le opere del Caravaggio, destò subito scalpore,
soprattutto per lo spregiudicato realismo e l’inedita rappresentazione
iconografica del soggetto: sullo sfondo scuro, tipico dell'artista, un fascio
di luce caldo e netto rivela l'amorino disteso, nudo e addormentato, con forti
contrasti di luce/ombra.
Il bambino, colto da un sonno profondo, giace
impugnando ancora arco e freccia, con la faretra come cuscino. Un estremo
realismo naturalistico rivela un incarnato dal colorito funereo, che l’artista dovette copiare da un bambino
morto.
La cruda e provocante verità,
seppur mitigata dagli attributi mitologici del personaggio (ali, arco e
faretra con frecce), resta lontana dalla consueta iconografia del Cupido
paffuto e allegro, facendo invece trasparire un messaggio di drammatica
contemporaneità, riconducibile alla vicenda personale dell’artista (il dipinto
fu infatti eseguito nel 1608 a Malta, dove Caravaggio si era rifugiato per
sfuggire alla condanna a morte per l’omicidio di Ranuccio Tomassoni).
Il palazzo, così come lo vediamo
oggi, è il risultato di ripetuti interventi architettonici, che hanno portato
ad unificare in un'unica struttura più abitazioni adiacenti con progressivi
accorpamenti.
All’inizio del Seicento, l’architetto Giulio Parigi, mantenendo
sempre la lunga facciata a sporti in pietra, applicò una geniale soluzione
architettonica tesa ad esaltare l’effetto di quinta prospettica del palazzo, in
un gioco di rapporti scenografici tra piazza e basilica sullo sfondo: man mano che ci si avvicina a Santa Croce, le
finestre sono progressivamente più
vicine tra loro per dare l’illusione di maggior imponenza del palazzo.
Fu così che, nel programma celebrativo che caratterizzò il restyling del palazzo, volto all’esaltazione dei fasti e delle virtù dei dell’Antella, secondo l’uso tipico delle famiglie aristocratiche del tempo, trovò spazio l’originale e preziosa citazione affrescata dell’Amorino dormiente caravaggesco, prestigiosa proprietà delle collezioni di famiglia.
Questo palazzo presenta altre curiose particolarità di cui vi parleremo in seguito…